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sabato 23 marzo 2013

Povere letterine


Usmate 26 Giugno 2012
Quando poco fa ho digitato il nome del mio paese come intestazione il computer me l’ha sottolineato in rosso , nemmeno a lui piace  questo paese , facciamogli uno scherzo.

Parigi 26 Giugno

Che cretino , ci è cascato , non lo ha sottolineato . Tante grazie , facile riconoscere Parigi, Usmate chi lo ha mai sentito nominare, giusto chi ci abita.
Sono le 22.47 sto aspettando che la lavatrice finisca cosi stendo e poi fumo una sigaretta prima della notte. Mi sono fatta una tisana e mi sto annoiando …molto …. Il corso di flamenco è terminato ora cosa faccio .
Mi stavo chiedendo ; ma tutte le e-mail che ho scritto e spedito senza ricevere una risposta che fine hanno fatto, sono state cancellate o sono rimaste sospese nell’aria e girano a vuoto in cerca di un destinatario?
Mi piace pensare a tutte quelle lettere senza risposta che si ritrovano a vagare in un limbo tutto loro, ogni tanto si incontrano e si leggono a vicenda , alcune sono allegre altre tristi , qualcuna ride di se stessa altre si prendono troppo sul serio , poi si salutano ed ognuna riprende il suo cammino in  cerca del suo destinatario che forse non troverà mai . Povere letterine .

Con la carta era diverso , le lettere erano più rispettate . Intanto c’era la scelta del colore e della consistenza della carta, il formato della busta, neutra o colorata, con un decoro o un piccolo fregio, c’era anche chi la profumava . Si cercava di avere una calligrafia comprensibile come forma di rispetto verso il destinatario . Poi si leccavano i bordi della busta e si scriveva il mittente . C’erano dei bei francobolli che ogni tanto celebravano qualche ricorrenza si leccavano anche quelli , si spediva e si attendeva . Il destinatario difficilmente resisteva alla curiosità e sicuramente leggeva la lettera ricevuta , gradita o no che fosse . Le lettere non venivano buttate o cancellate come succede oggi con le e-mail , a meno che non fossero di carattere commerciale. Si conservavano in una scatola o in un archivio, dentro un cassetto o in mezzo ad un libro e li rimanevano ad ingiallire conservando la memoria. 

 

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